domenica 6 gennaio 2013

AH!!!...ORA HO CAPITO! (SAPER ASCOLTARE)

  SAPER ASCOLTARE

Per essere buoni comunicatori -in questo caso, buoni ricercatori di lavoro- occorre imparare ad ascoltare attentamente. Sarà quindi molto utile saper analizzare in che modo ci sintonizziamo con le altre persone (e aziende): capendo chi si abbiamo di fronte e cosa sta cercando di comunicarci.

Se mi sento ascoltato e capito, instauro con il mio interlocutore vicinanza e complicità. Ascoltare, per quello che intendo, non vuol solo intendere il “
sentire” -cioè ascoltare in modo superficiale- ma “comprendere” -e con questo termine qui intendo "il saper afferrare profondamente, e con forza cosa, ciò mi viene detto da chi ho di fronte"-. Si tratterà, quindi, non solo di ascoltare con le orecchie, ma di saper ascoltare con lo sguardo, ascoltare con pazienza, ascoltare con umiltà...ascoltare...ascoltare...ascoltare.
Tornando alle nostre ricerche di lavoro credo che questo tipo di ascolto sarà la vera benzina delle nostre attività di ricerca. Se ascolterò bene, prima di avanzare le mie proposte, avrò maggiori chance perchè sarò in grado di cogliere l’attimo giusto e le modalità più efficaci della situazione, in quanto -spesso- saranno suggerite direttamente dal mio potenziale interlocutore dato che capita sovente che l'azienda, tra le righe, nel porre domande suggerisca anche delle possibili soluzioni.

Dall’ascolto provo a “distillare” quattro aspetti importanti: il feeling; la capacità di calibrare; la capacità di saper ricalcare; l’ascolto attivo (che, ovviamente, non è semplicemente "ascoltare").
n.b. Il mio intento non è di rivoltare come un calzino lo stile comunicativo di chi sta leggendo -anzi, è possibile ignorare questi spunti ed andare ad utilizzare solo gli aspetti più “pratici” del blog, ci mancherebbe-, credo però che occorra rendersi conto del fatto che, implicitamente, il fare un 'efficace ricerca di lavoro sia un'azione di "lettura" della realtà circostante, proattivandosi di conseguenza, imparando quindi a comunicare al meglio se stessi.

1)
Il "Feeling" è la capacità di comprensione del mondo altrui, di condivisione ed accettazione della percezione dell’altro e della sua realtà. Occorre una certa abilità a “creare” una nuova realtà comune, che sia un'integrazione delle differenti realtà “individuali”. Feeling è sentire l'altro per quello che è e, allo stesso modo, farsi percepire per quello si è.

2)
Calibrare” è la capacità di porsi con l’altro, aggiustando i propri comportamenti, riuscendo ad entrare in relazione. E' comunicare stando attenti a chi abbiamo di fronte.
Due esempi.
Quando parliamo con un anziano, che magari non sente bene, cosa facciamo? Spesso si parla ad alta voce, vero? Scandendo le parole, magari utilizzando il dialetto, usando qualche espressione che possa farci intendere.
E se volessimo farci capire da un bambino di cinque anni? Non viene spontaneo fare una vocina più simile a quella che lui utilizza con noi per comunicare? Magari, usando anche parole che, in realtà, non esistono nel linguaggio comune. Ecco, dovremo fare altrettanto quando faremo ricerca di lavoro. Non dovremo fare la vocina, ovviamente, ma far si che il nostro linguaggio sia il più vicino a quello dell’azienda o della persona che dovremo “conquistare. Si dovrà, quindi, calibrare il modo di comunicare per far si che il nostro messaggio sia compreso -al meglio- .

3) “
Ricalcare” significa andare incontro al nostro interlocutore, entrando in relazione per stabilire affinità a livello inconscio, verbale e non verbale. Non si tratterà di imitare l'altro ma di “aderire al suo stile comunicativo” adattando i parametri comportamentali -postura, linguaggio, timbro di voce ecc-. Senza volerlo infatti, spesso, facciamo piccoli movimenti presi a prestito da chi abbiamo davanti: modifichiamo le nostre pause nel parlare, cambiamo accento, gesticoliamo... e così via.
Il tutto per facilitare la comprensione di ciò che siamo e diciamo.

4) “
Ascoltare attivamente”. Consiste nel saper leggere tra le righe della comunicazione, ciò avviene grazie ad un'ascolto attento e curioso: capendo, così, anche le emozioni che stanno all’interno dei significati prodotti.
Stando bene in sintonia con quanto ci viene raccontato possiamo capire quali sono i messaggi, a più livelli, di chi abbiamo davanti.

Veniamo ad un esercizio di "ascolto" nella ricerca di lavoro.
Prova a leggere bene l'inserzione di un'azienda e osserva ("ascolta"):
  • il linguaggio che utilizza;
  • come viene pubblicato l'annuncio;
  • le tempistiche dell'assunzione proposta;
  • individua se le richieste parlano di aspetti richiesti "preferibili" o "necessari" o "essenziali", a seconda capiremo se possiamo candidarci).
Prova ad approfondire la conoscenza di questo il più possibile, cioè, prova ad “ascoltare l'inserzione”!
Fai lo stesso con chi ti troverai di fronte ad un colloquio di lavoro.
Prova a non pensare solo quello che dovrai dire; vedrai che ti si chiariranno molte cose senza neppure avere bisogno di chiedere. Se si impara ad ascoltare quello che ci viene richiesto (modalità , richieste implicite, ecc.) molte cose si semplificheranno -e di molto-.

Detto questo.
Quando rispondi ad un inserzione, particolarmente interessante, prova a osservare ed a osservarti, per vedere:

1) Se hai capito bene la cultura aziendale, il tipo di bisogni che ha l'azienda, cosa potrebbe aspettarsi da te.

2) Se stai proponendoti in modo chiaro (parlando il linguaggio del posto).

3) Se utilizzi una modalità di approccio che è in linea con quella dell'azienda (per esempio: si muovono su internet? cercano solo con il passaparola? mettono solo inserzioni sui giornali?).

Se farai questo, avrai iniziato a fare un buon ascolto e, allo stesso modo, mosso i passi verso la creazione di feeling, ricalco e calibrazione tra te e i tuoi interlocutori.
A presto!

giovedì 27 dicembre 2012

CHI BEN COMUNICA...SECONDA PARTE

Un altro aspetto importante, che può essere utile ai fini delle nostre ricerche, consiste nel rammentare che il significato della comunicazione sta nel risultato che otteniamo, non tanto nelle intenzioni che abbiamo in una determinata situazione. Può capitare, infatti, di dire una cosa per avere un effetto ed ottenere l'opposto.
Un esempio, anche se extra lavorativo,  molto concreto: invito una persona a mangiare un piatto cucinato da me. Dunque, vorrei fare una sorpresa pensando sia gradita (intenzione) però, una volta che l’ospite ha finito di mangiare il piatto si gonfia come una palla e finisce la serata all’ospedale (risultato). Cosa centra con le nostre ricerche? Domandati: "quante volte ho inviato curriculum per trovare lavoro (intenzione) e quante volte ho avuto risposta (risultato)?". Fai una sommaria statistica tra lo scarto degli invii e le risposte ottenute: cioè, se risulta che gli invii sono molti di più rispetto alle risposte chiediti quanto, ad oggi, hai badato realmente al risultato e non all' intenzione.
Un esempio di intenzione che non si traduce in risultato, questa volta in ambito "ricerca di lavoro". Se mando tremila curriculum nel giro di sei mesi ma non ho avuto risposta, può voler dire che l'intenzione nel cercare c'è ma il risultato no, ovviamente. A questo punto potrò fare due cose: o cambio modo di propormi, cercando di trovare nuove strategie per far si che il curriculum venga valutato positivamente, oppure, continuo a mandare curriculum senza fare modifiche confidando nella buona sorte. Quindi, riassumendo, le intenzioni contano sicuramente ma da sole non bastano, contano -maggiormente e banalmente- i risultati.

Un altro aspetto importantissimo, che non dobbiamo mai sottovalutare, consiste nel realizzare che le idee che abbiamo in testa, rispetto un qualunque concetto, non sono mai coincidenti al 100% con quello che le altre persone pensano sulla stessa cosa.
Per esempio. Hai mai cercato di spiegare ad un turista dove si trova una piazza o una strada, di una città, che tu conosci bene? Per aiutare il turista dovrai fornirgli spiegazioni dettagliate, spiegando passo passo cosa dovrà fare, altrimenti andrà a perdersi. Il tutto risulterà ancora più difficile se non avrà con sé una cartina topografica, occorrerà fornire ulteriori punti di riferimento, spiegando cosa troverà sul suo cammino per aiutarlo ad orientarsi finché non sarà giunto a destinazione.
Potremmo quindi dire che la
la cartina topografica che hai in testa (la tua mappa mentale) non è una realtà condivisa finché, a parole, gesti ecc. non riuscirai a trasmettergli ciò che intendi, in modo abbastanza chiaro da farti capire. Ci vorranno molte parole per far si che tu ed il turista vi capiate, e forse mai del tutto. Potremmo così dire che la nostra realtà mentale (mappa) non è la realtà valida per tutti
(territorio): non perché la realtà non esista, ma perché esiste un’idea che ci siamo fatti sulle cose (pre-giudizi) che va ad inficiare concretamente su quanto è realmente. E’ come se ognuno di noi avesse un paio di occhiali con le lenti di colore diverso dagli altri: tutti vediamo il mondo con le sue forme, i suoi contorni, la profondità, ma spesso con sfumature, emozioni, tonalità e colori diverse da chi ci sta vicino. Come dicono molti illustri esperti di comunicazione: “la mappa non è il territorio1

Perché ti dico questo e
perché lo metto in relazione con la tua ricerca del lavoro? Perché se non spiegherai bene cosa vai cercando, cosa hai fatto e cosa potresti fare, le parole dall’altra parte non potranno mai essere comprese appieno. Cerca quindi di chiarirti cosa dire e come dirlo. Esercitati a fare descrizioni delle tue competenze, perché poi dovrai trasmetterle. E ricorda. In uno scambio comunicativo non sono tanto applicabili le categorie di vero/falso, quanto piuttosto di felicità/infelicità nello scambio (del nostro caso, di assunzione o non assunzione in un posto di lavoro).
IN SINTESI.
Tutta la comunicazione passa attraverso tre modalità: verbale, paraverbali, non verbale.
-LINGUAGGIO VERBALE: COSA DICO (CONTENUTO) parole, corretto utilizzo dei termini e del linguaggio.

-
LINGUAGGIO PARAVERBALE
: (RELAZIONE) - tono, pause dialogiche, spinte ed accelerazioni, elementi prosodici (come la ripetizione delle stesse parole), velocità, timbro, volume, inflessioni dialettali.

-
LINGUAGGIO NON VERBALE
: (RELAZIONE) - postura, atteggiamento, gestualità, mimica facciale, respirazione, gestione dello spazio (prossemica), olfatto.Ne deriva che è impossibile non comunicare, come anticipavo prima. Anche nel momento in cui non desidero comunicare, implicitamente, attraverso la relazione -cioè il rapporto che ho con l’altra persona e nel modo in cui mi comporto- manifesto una qualche forma di messaggio.

Detto questo. Messo a fuoco alcuni spunti su come comunichiamo, quali sono i canali e cosa comunicare, da qui a poco cercheremo di applicare quanto detto sulla comunicazione alle nostre attività di ricerca di lavoro.
A presto!
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1 G.Bateson, Mente e natura, Aldephi, 1984, Milano. Bateson riprende qui le riflessioni di Alfred Korzybski nel suo libro ‘Science and Sanity’ (1933), il quale afferma: “Fin dall’infanzia veniamo programmati a seguire una mappa di comportamenti che danno forma alla nostra personalità e alle nostre idee sulla vita e sugli altri. Ciascun individuo funziona a partire da una certa mappa del mondo, da come vede la realtà e dalle esperienze passate. Ognuno legge la realta’ col suo filtro. Le nostre rappresentazioni mentali, le nostre descrizioni, non sono la realtà, e la mappa non è il territorio”. Ognuno di noi vede una realtà propria (mappa) ma è importante ricordare che non è la realtà (oggettiva) valida per tutti (territorio).

lunedì 24 dicembre 2012

COMUNICARE SE STESSI...CHI BEN COMUNICA E' PIU' DI META' DELL'OPERA

Per ben comunicare…
Prima di affrontare il modo in cui è opportuno comunicare le proprie competenze, penso sia utile, al riguardo, dare alcune indicazioni su come ci relazioniamo in generale.

Per fare la differenza nella tua ricerca dobbiamo parlare assieme -un attimo- di comunicazione, perché anch'essa non va improvvisata. Se prendi qualche spunto su quanto sto per dirti e, successivamente, lo calerai nel tuo modo di “parlare” all’azienda, potrai acquisire elementi utili ad aumentare l’efficacia delle tue ricerche.

Per iniziare, occorre che ti fermi un attimo ad interrogare te stesso su come comunichi. Pensa bene a quest’affermazione: “qualunque cosa facciamo o non facciamo, in un determinato momento, è sempre un atto comunicativo”. Tutto è comunicazione[1]...anche quando non parli. Sei d’accordo? Il parlare, il tipo di abbigliamento, i gesti che fai, lo sguardo, il silenzio ecc. sono tutti elementi del tuo comunicare.
Se, ad esempio, entri in una sala d’aspetto dal tuo dentista e le persone sono in silenzio che leggono qualche rivista o fissano il muro, puoi vedere la loro volontà di “non comunicare”. E’ paradossale ma è così, anche quando stai zitto -e non parli- comunichi qualcosa: che lo vogliamo o no, qualunque atto, è comunicazione. E non è, necessariamente, un atto consapevole.

Perché ci interessa per la nostra ricerca? Perché, in ogni momento -anche prima di parlare- stiamo dicendo di noi. Quindi, per prima cosa, dobbiamo ricordarci che nel modo i cui presenteremo la nostra candidatura sarà molto influente, cioè se vado vestito male all’appuntamento, arrivo in ritardo senza giustificazioni o entro in un ufficio per fare un colloquio parlando al cellulare facendo gesti del tipo “aspetta un attimo, ora mi libero”, sto comunicando in modo non propriamente corretto, anche se con le parole non ho ancora detto nulla.

La comunicazione, dal latino comunico, significa condivisione; non significa "mandare messaggi", ma va intesa come un atto sociale e reciproco di partecipazione, mediato dall'uso di simboli significativi tra individui e gruppi diversi. Quindi: comunicare è: interagire, mettere in comune, mettere in relazione.

Faccio ordine.
La comunicazione è in sintesi un processo circolare che prevede i seguenti elementi[2]:
- l'emittente, o fonte di trasmissione, è il soggetto da cui la comunicazione viene prodotta. L'emittente è caratterizzato e condizionato dalla propria cultura, da propri interessi, dal proprio linguaggio, da risorse e strumenti che ha a disposizione, dalla propria esperienza passata e dalla conoscenza che ha rispetto al contesto e agli interlocutori;
- il messaggio è rappresentato dai contenuti e significati che l'emittente vuole trasmettere al destinatario:
canale è il mezzo che viene utilizzato per la trasmissione del messaggio (giornali, radio, televisione, voce...);
- il codice è l'insieme di regole convenzionali utilizzate per esprimere il messaggio (ad esempio, la lingua madre, il linguaggio gergale utilizzato all'interno di un gruppo giovanile, l'alfabeto dei sordomuti o il braille per i non vedenti);
- il destinatario è il soggetto a cui il messaggio viene rivolto; anch'egli è caratterizzato da cultura, linguaggi, esperienze e strumenti propri
- il feedback rappresenta il "messaggio di ritorno" dal destinatario all'emittente. Esso consente di verificare che il messaggio è giunto a destinazione ed è stato compreso.
- Il contesto della comunicazione è il luogo fisico dove avvengono gli scambi.

Ricapitoliamo su questo spunto.
Ho illustrato l'elenco degli elementi della comunicazione perchè tu possa vedere, da vicino, quante e quali parti del processo sono coinvolte. Ogni elemento proposto corrisponde, nella ricerca di lavoro, ad una variabile che può essere modificata e potenziata.

Per esempio.
Emittente: potresti essere tu che cerchi;
Destinatario: sarà, allora, il datore di lavoro che riceve il tuo curriculum;
Messaggio: è quello che vuoi portare all'azienda (quindi al datore di lavoro).Ovvero, le tue competenze, le disponibilità, che stai cercando lavoro, le tue motivazioni ecc.
Il canale: come abbiamo gia visto, potrebbero essere molti -internet, fax, passaparola ecc.-
Il Feedback: è la rispostà che il datore di lavoro darà -o non darà- dopo che tu ti sarai proposto per un impiego.
Contesto: in questo caso, sarà l'azienda dove ti stai proponendo.

Questo schema ci servirà per riconoscere gli elementi della tua ricerca e, così, provare a migliorarli. Se ci sono degli intoppi a livello comunicativo, saranno in una di queste variabili che ti ho elencato: occorrerà capire su cosa dobbiamo agire per  cercare di invertire la tendenza.

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1. In questa parte, per argomentare “la comunicazione”, propongo gli spunti esposti dal pensiero della scuola di Palo Alto, dove venne elaborata una teoria della comunicazione dagli anni 60 e che troviamo esposta nel libro “Pragmatica della comunicazione umana”, di Watzlavick, J.H.Beavin, D.D.Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, 1971.Tutto ciò non ti deve spaventare, è solo un modo per approfondire-di un po'- questo delicato aspetto tanto importante. Ma non è essenziale diventare esperti di comunicazione, e non voglio caricarti di informazioni che possono appesantire la tua ricerca.. Mi limito a dirti alcune cose che potranno tornarti utili. Vedi tu se approfondire.

2.A.Polmonari, N.Cavazza, M.Rubini, Psicologia Sociale, Il mulino, Bologna 2002.

mercoledì 12 dicembre 2012

...E LA LETTERA DI PRESENTAZIONE NON E'..

La lettera di presentazione non...è il curriculum
Il curriculum è la tua carta d’identità professionale, in esso va messo ciò che hai fatto nel tuo lavoro, gli studi e alcuni aspetti della tua vita privata (interessi, capacità, conoscenza delle lingue ecc.).
A questo punto, potresti chiederti: “ma allora, se scrivo il curriculum e metto tutte le informazioni che mi chiede, a cosa serve la lettera di presentazione?”.
Una volta la lettera di presentazione inziava grosso modo così: “con la presente vengo a sottoporre alla vostra cortese attenzione..ecc ecc.”.
Ora -almeno io la penso così- la lettera deve essere come “un cavallo di Troia” cioè deve entrare nell’attenzione di chi legge per incuriosire e per far sì che "l'interessato tuo" sia interessato davvero!.. prendendo poi in mano il curriculum. Questo non vuol dire che deve avere i fuochi artificiali, le luci, oppure affermare cose che non stanno né in cielo né in terra, ma che in breve (al massimo in 10 righe circa) dica chi sei, cosa fai, la tua situazione, perché scrivi e invii il curriculum.

N.B. 
Nella lettera di presentazione, generalmente, si mette  un “oggetto”: dove andiamo andicare il tipo di candidatura.
-Se la tua è un' “autocandidatura”, ti stai proponendo senza rispondere ad un’inserzione specifica, provando, per vedere se l’azienda ha bisogno.
-Se stai rispondendo ad un annuncio -risposta ad una inserzione-, vuol dire che hai visto una qualche offerta e ti interessa. In questi casi devi mettere il riferimento che troverai per far capire a cosa ti stai candidando.

Le prime sono righe sono paragonabili alla cornice di un quadro. Se la cornice è bella, allora il quadro sarà valorizzato; questo esempio calza perché con le indicazioni preliminari che offri  inquadri la tua situazione offrendo riferimenti chiare ad indicare chi sei.

Ecco un esempio di presentazione.
Tralasciando la disposizione grafica -l'oggetto e le indicazioni quali: l'indirizzo, il destinatario ecc.- nei contenuti potrebbe presentarsi così: 
Mi chiamo Davide Marino, ho xx anni, abito xx, sono laureato in xx, da xx anni lavoro come orientatore occupandomi di xxx, attualmente sono in cassaintegrazione -quindi portatore di sgravi fiscali-".
A questo punto, dato che abbiamo a disposizione ancora circa 6 righe e mezzo, occorre toccare alcuni aspetti che potrebbero interessare chi sta leggendo.
Continuerei, quindi, esplicitando nell'ordine:

- “perché mi propongo”;
-“cosa potrei fare e quali sono le mie disponibilità” cercando di trovare più punti di contatto rispetto alla realtà lavorativa alla quale mi sto proponendo;
- toccherei poi l’argomento “motivazione” -cioè “il perché” voglio andare a lavorare lì-;
- per finire, saluterei rilanciando per un incontro conoscitivo.

Il tutto verrebbe fuori all'incirca nel seguente modo:
Mi chiamo Davide Marino, ho xx anni, abito xx, sono laureato in xx, da xx anni lavoro come orientatore occupandomi di xxx, attualmente in cassaintegrazione -quindi portatore di sgravi fiscali-, sono molto interessato alla vostra inserzione xxx perchè xxx, nel corso degli anni ho svolto xxx con le mansioni di xxx.  Vorrei a collaborare con la Vs azienda perchè xxx.
RingraziandoVi per la gentile attenzione, resto a disposizione per un eventuale colloquio conoscitivo.
Cordiali saluti
Davide Marino".

Ora prova a scrivere tu una lettera di presentazione. Prendi il modello sopra proposto sopra e inserisci i tuoi dati, cercando passo passo di raccontarti.

Quindi potrebbere venire così: "Mi chiamo ….................., ho …... anni, abito …......, sono ….........(se hai fatto degli studi particolari inseriscili qui, sennò salta pure), da xx anni lavoro come ….... (inserisci il tuo ruolo professionale. Se non hai ancora lavorato salta pure) occupandomi di xxx (inserisci quali mansioni avevi, non tutte, se ne hai di simili al lavoro per cui ti stai proponendo…mettile), attualmente xxx (occupato, disoccupato, in mobilità, in cassaintegrazione ecc. vedi tu. Se sei appartenente alle catogorie protette puoi inserirlo qui) e sono molto interessato alla vostra inserzione perchè…...(qui metti la motivazione che hai ad andare in quel posto a lavorare, cosa puoi offrire, le tue disponibilità ecc.)Vorrei a collaborare con la Vs azienda perchè xxx.
RingraziandoVi per la gentile attenzione, resto a disposizione per un eventuale colloquio conoscitivo.
Cordiali saluti

Riassumendo.

In queste poche parole ho detto alcune cose per invogliare la persona a leggere il curriculum. Tra le righe di una lettera di presentazione sto praticamente lasciando intendere questo: “ehi, leggimi! Come lavoratore e come persona faccio al caso tuo, ecco le mie qualità…”.
Dovresti immaginare la lettera di presentazione come una bella vetrina. Se stai passando davanti ad un negozio e vieni colpito da ciò che propone, ti farai certo un’idea di quello che puoi trovare dentro, che può offrirti, di quanto è in linea con i tuoi gusti e del tuo portafogli; viceversa, se viene offerta un’immagine poco piacevole, non in sintonia con te, la vetrina servirà per farti accelerare il passo e andartene.
Chi leggerà la tua lettera dovrà quindi fermarsi incuriosito, già predisposto a valutare il tuo curriculum con una certa attenzione.
A presto!

sabato 24 novembre 2012

IL CURRICULUM E' SOLO IL PUNTO DI PARTENZA

Il curriculum è solo il punto di partenza...
Il curriculum è lo strumento che racconta di te, dice delle tue esperienze, gli studi che hai fatto, le disponibilità, le motivazioni. Non ci vuole molto tempo a compilare su di un foglio questi aspetti; il rischio che però si corre è quello di trasmettere cose ripetitive, dette nello stesso modo da migliaia di persone, per questo un po' anonime. Il lavoro da fare allora consisterà nel portare in giro una  presentazione capace di parlare al tuo posto, anche quando non ci sei. Il curriculum dovrà quindi essere:
-chiaro;
-leggibile;
-archiviabile (quindi con al suo interno l'autorizzazione al trattamento dei dati sensibili)
-efficace.
Se non hai ancora compilato un curriculum puoi scaricare il format su internet, direttamente in formato europeo (che è il modello più utilizzato, specie dalle agenzie per il lavoro). Basta andare su google e scrivere “cv europass”. Una volta dentro il sito, puoi entrare nell'area dei download e salvarlo sul desktop per lavorarci poi con calma. Nel caso avessi delle difficoltà, puoi anche scaricare le istruzioni.
Esistono poi anche altri tipi di format scaricabili da internet. Sono modelli -magari- meno ordinati che però offrono la possibilità di esprimersi maggiormente. Se ne posso scegliere a seconda delle proprie esigenze sul sito:

www.cvlavoro.com/modelli-curriculum-in-italiano.html


Quando hai a disposizione il curriculum e devi completarlo ricordati sempre di questa regola: "tu sei tu" anche se hai fatto un lavoro ripetitivo e simile a molte altre persone, non esiste nessuno uguale a te.
Devi far emergere le tue capacità e peculiarità, cioè valorizzare e comunicare al meglio le tue esperienze. Alcuni obiettivi sono chiaramente simili a molte persone (voler guadagnare, trovare stabilità, fare carriera, farsi una famiglia ecc.) ma non esiste una persona sulla faccia della terra che sia uguale ad un’altra, per esperienze di vita, motivazioni, valori ecc. Proprio per questo, per come racconterai la tua esperienza, farà la differenza.

Un esempio.
Spesso, quando mi trovo a dialogare con chi cerca lavoro, alla domanda che pongo: “di cosa ti occupi?” sinteticamente la persona risponde: “operaio”, “muratore”, “impiegato” ecc.. Detto così non va bene, è troppo stringato. Capisco che l’essere chiari e precisi può apparire apprezzabile, ma in questo caso è importante che la persona sappia trasmettere le cose che sa fare, in modo di comunicare cosa potrà fare nella sua nuova postazione lavorativa.
Tradotto. Devi farti comprendere al meglio e trasmettere, alle persone che avrai davanti, chi sei e in quali ambiti puoi andare a lavorare. Qualunque esperienza hai fatto, impara a guardarla da vicino, riconoscerla quindi in tutte le cose che ti ha arricchito e poi....trasmettile!


Esempio concreto.
Facciamo finta che hai lavorato in una mensa.
a) Iniziamo a fare l’elenco delle cose che facevi. In questo caso potrebbero essere: fare sbaraglio/pulizia dei tavoli e utilizzo del registratore di cassa.
b) Poi, chiediamoci, avevi contatto con i clienti? La risposta è “Si”? Bene! Inseriscilo nelle tue competenze (-se la risposta è “NO” va bene ugualmente, ci serve come ragionamento :-) prendilo solo come uno spunto!-).
c) Ora, guarda questa esperienza da vicino e chiediti: “come posso raccontarla e far capire che potrei fare altri lavori oltre a questo?”.
d) Enfatizza in modo chiaro e ponderato le attività che facevi.
e) Dai loro un nome e spiega in cosa consistevano.
Tornando all'esempio, il “contatto con i clienti” una volta sviscerato potrebbe diventare: capacità di relazionarsi con gli altri, saper gestire lo stress,  negoziare. Il fatto che ti occupavi della “pulizia dei tavoli” potrebbe invece denotare una certa capacità nel fare ordine, di avere resistenza fisica ecc.. E' così? Mettilo sul curriculum e preparati a raccontarlo nel colloquio (naturalmente non ti sto esortando a dire cose non vere ma di raccontare ciò che hai fatto, osservando la cosa da più da vicino)... E così via.
Cerca di descrivere al meglio la tue esperienze lavorative per trovare il perimetro delle competenze che hai maturato.
Di seguito troverai una griglia che potrà aiutarti a resocontare le tue esperienze. Prima di compilarla, vorrei però spiegarti la differenza tra conoscenze e competenze; successivamente, cosa si intende per competenze tecniche e competenze trasversali-; servirà a mettere a fuoco, e nel posto giusto, cosa sai fare.


L'insieme delle competenze trasversali maturate costituisce un bagaglio essenziale da raccontare, perchè potrà aprirti sia le porte ad impieghi analoghi a quelli già svolti che a nuove occupazioni.

 

Conoscenze: sono ciò che sappiamo, che abbiamo studiato, visto, letto, ma che non necessariamente abbiamo messo in pratica.
Competenze: sono l’insieme delle cose che so’ e che so’ mettere in pratica.
Competenze tecniche (dette anche hard Skills): riguardano cose come le attrezzature che si sanno usare (pc, macchinari ecc.), le conoscenze pratiche o intellettuali riguardanti aspetti pratici del lavoro. Sono competenze specifiche legate direttamente ad una professiona in particolare.
Competenze trasversali (dette soft skills): sono le competenze utili in tutte le professioni. Tra le altre possiamo annoverare: le capacità relazionali, quelle di negoziazione, di organizzative, l'empatia ecc. Sono aspetti della persona che appaiono utilizzabili in più contesti lavorativi, cioè quelle competenze che potresti mettere in campo in più posti, anche differenti l'uno dall'altro. Requisiti come: resistenza, flessibilità, intuizione li puoi portare ovunque, no? Quindi fai attenzione perchè spesso sono proprio questi che possono aiutarti ad entrare in un nuovo contesto lavorativo, anche se non hai dirette esperienze dell’ambito.


Faccio un esempio.
Molti ragazzi entrano nel mondo del lavoro con una preparazione “scolastica”, appresa sui banchi di scuola e mai -o poco- messa in pratica. Occorrerà un po’ di tempo per far si che imparino a “lavorare” con i giusti tempi, a rapportarsi nel modo idoneo con i colleghi. Questo aspetto potremmo chiamarlo competenza trasversale. Ora, prova a chiederti: “cosa ho imparato a fare in questi anni di lavoro o studio, a parte la conoscenza pratica (-cioè le cose pratiche/tecniche-)?”. Magari ti rapportavi con clienti o dei colleghi, avevi turni e dovevi gestirti più cose, ecc. Ecco anche queste sono competenze trasversali che hai maturato e che puoi raccontare su di un curriculum, sulla lettera di presentazione e/o durante i tuoi colloqui.


Scheda sulle competenze.
Prima di iniziare ricorda alcune cose. Non dovrai trascrivere sul curriculum tutte le cose che ti verranno in mente. Utilizza la griglia per tirare fuori parole utili, e poi scegli quali ti rappresentano di più. Servono un po' come palestra per allenarti a riconoscere e dare un nome alle tue capacità, descrivendole al meglio. Non dare niente per scontato. Spesso ti troverai di fronte persone che non sanno nulla del tuo lavoro, pagate per selezionare del personale secondo indicazioni ricevute dalle aziende clienti, che non conoscono direttamente il mondo lavorativo dal quale provieni; proprio per questo sarà importante far capire, senza lasciare niente al caso, ciò che porti con te, in termini di esperienze e competenze.
La griglia che di seguito propongo ti potrà servire a fare un breve resoconto di ciò che conosci bene e ciò che ti motiva; a volte lo diamo talmente per scontato da non accorgerci di avere delle competenze e che, queste, hanno anche un mercato.

                                                 LA SCHEDA

COMPETENZE TECNICHE. STRUMENTI CHE HO IMPARATO AD USARE.









COSE CHE SO FARE NEL MIO LAVORO:









COMPETENZE TRASVERSALI.
MI RAPPORTAVO CON (CLIENTI, COLLEGHI ECC.):



COSE CHE FACEVO DURANTE AL LAVORO E CHE POTREI FARE ANCHE IN ALTRI AMBITI:








COMPETENZE EXTRALAVORATIVE.COSE CHE SO FARE OLTRE AL MIO LAVORO (per es. manutenzione, decoupage, verniciare, riparare, relazionarsi con tanta gente, aggiustareutilizzare il pc, fare giardinaggio ecc.):









COSE CHE FACCIO A CASA E/O NEL TEMPO LIBERO E CHE POTREBBERO TORNARE UTILI IN AMBITO LAVORATIVO:











Ecco qui...terminato!
Ora, riguardate il vostro curriculum e provate a fare le aggiunte del caso: risulterà più chiaro e spendibile.
A presto!

domenica 11 novembre 2012

COMUNICARE IL PROPRIO VALORE...A TUTTE LE ETA'!


Nel blog abbiamo già parlato dei canali e dell'atteggiamento che dovremmo avere  per la nostra ricerca.
Ora, ha senso ragionare su come comunichiamo perchè spesso lo diamo per scontato, rischiando di non far sapere chiaramente: 
- cosa sappiamo fare;
- quali sono i nostri desideri;
- quali i nostri obiettivi;
- quali le motivazioni che ci spingono a cercare in una determinata azienda;
- quali sono le nostre disponibilità, 
- cosa non vogliamo ecc.
Dobbiamo dunque riflettere su come comunichiamo di noi stessi, chiarendo bene chi siamo e cosa vogliamo: chiarito chi sei (al tuo interlocutore) sarai più "identificabile" e per questo spendibile.

Ieri, oggi e domani...
Veniamo da una contesto socioculturale dove, fino pochi anni fa, si entrava nel mondo del lavoro in età adolescenziale (o anche prima) rimanendoci molto a lungo, spesso fino alla pensione. Ora non è più così. Nell'arco di una vita è -e sarà sempre più facile- cambiare diverse volte, per tante ragioni. Da anni, infatti, le aziende sanno che ci sono in giro persone di tutte le età che cercano lavoro; i motivi possono essere: la modifica delle condizioni contrattuali; l'allungamento dell'aspettativa di vita biologica e lavorativa; gli obiettivi personali ed aziendali che, in molti casi, hanno preso risvolti impensabili fino a qualche decennio fa. 
Quello che in futuro dovrà sicuramente andare a modificarsi sarà quindi, non solo il modo facile con cui si esce dal mercato del lavoro, ma la possibilità di rientrarvi perchè la flessibilità che abbiamo oggi non è sempre un vantaggio, anzi. 

L'idea di creare un mondo del lavoro altamente ricettivo, capace di offrire effettive possibilità di cambiamento sarà, credo -almeno in un futuro prossimo quando si realizzerà del tutto-, una bellissima cosa; purtroppo attualmente questo non è favorito per via di controverse politiche del lavoro, una forte burocrazia ed certa mentalità che risulta ancorata su modelli arcaici della società e dell'individuo.
A questo punto dobbiamo credere, e un po' sperare, che in futuro “cambiare” non sarà sinonimo di “ripartire daccapo ogni volta”. Pensiamo, per essere propositivi, al già citato esempio del temporale, su cui non possiamo agire direttamente ma contro il quale possiamo attrezzarci con ombrello e impermeabile se dobbiamo uscire per forza (dobbiamo quindi definire, per la nostra ricerca, quali saranno i nostri personali attrezzi, i nostri strumenti).                                                 
Fatta questa doverosa premessa, che vorrebbe essere da monito al fatto che non dobbiamo accanirci per forza verso un'unica direzione -adoperandoci in comportamenti cristallizzati- cercando ciò che non c'è! Ora, andiamo al nostro metodo.

Pensa un attimo a questa domanda (anche se non fai parte della categoria “over 50”).    “Come far capire in che modo cercare lavoro sopratutto a chi, per decenni, non lo ha fatto perché già lavorava ?”.
Risposta. Purtroppo molte persone spesso si trovano a pensare cose del tipo: “se un'azienda vede una persona avanti con gli anni come me, che cerca lavoro, penserà che non so lavorare”, “penserà che non valgo”, “che mi avranno cacciato perché ho combinato qualcosa, qualche danno”. Avranno, poi, ai primi rifiuti, idee distorte su quello che offre il mercato, convinzioni del tipo: “non c’è nulla”, “non c’è lavoro”, “cercano solo ragazzini, non gente come me che ha 50 anni”. Occorre ribadire che non è sempre così! Le aziende ormai selezionano persone di tutte le età, quindi tutti possono trovare un’occupazione, perché a tutte le età ci sono persone valide che, per vari motivi, non stanno lavorando.


Non voglio dire che sia semplice trovare che, chiavi in mano, una persona ottiene un lavoro sempre e comunque. Vorrei solo di mettere in guardia dall'abbattersi troppo. Le informazioni su quello che offre il mercato, a volte -e a parer mio-, sono un po’ distorsive e non sempre andrebbero prese alla lettera. Difatti, di questi tempi, vedo assumere gente: persone di tutte le età che stipulano contratti sia a tempo determinato che indeterminato. Certamente per molti sarà necessario riflettere su ciò che realmente vanno cercando, sia sul tipo di lavoro che desiderano sia la tipologia contrattuale, per ricalibrare e realizzare le vere possibilità che possono esserci: ci sono effettivamente settori che stanno peggio di altri, pertanto occorrà conoscere le disponibilità che il mercato realmente può offrire.
Sono partito dal caso particolare di chi ha già una certa età perché spesso appare essere la situazione più difficile da modificare ma, naturalmente, quanto sto dicendo in queste righe è valido anche per le altre stagioni della vita lavorativa.

Detto questo... Credo che per cercare bene oggi si debba lavorare su come trasmettere al meglio la propria professionalità, le proprie competenze e motivazioni in modo chiaro ed efficace.
Dal prossimo post, quindi, ci occuperemo di come comuicare noi stessi sul mercato del lavoro che, come già accennato più volte, ..."è un lavoro"!
A presto!

martedì 6 novembre 2012

CERCARE NEL POSTO GIUSTO

Ecco un breve resoconto dei canali utili per la nostra ricerca.
Per ognuno ci sono indicazioni su:
- come usarli;
- cosa ci possiamo aspettare;
- le domande che dobbiamo porre (sia "al canale" che a noi stessi).


Centri per L’Impiego
Sono i vecchi uffici di collocamento, occorre andare ad iscriversi per ufficializzare la propria disoccupazione.
Le persone vengono inserite in un elenco anagrafico. Ai lavoratori iscritti viene poi rilasciata la scheda professionale dove vanno inserite le informazioni inerenti alle esperienze formative e professionali.
Per favorire l'incontro tra domanda ed offerta i centri per l'impiego periodicamente incontrano i lavoratori per svolgere colloqui di orientamento (entro 3 mesi dall'inizio di disoccupazione) e, quando ne hanno l'occasione, dovrebbero proporre iniziative di formazione ed inserimento lavorativo.
Sono in tutte le città e lì è possibile avere:
- Informazioni su bandi (fondi, doti, ecc.) in essere sul territorio che possono aiutare la persona ad orientarsi nella ricerca.
- Aiuto nella stesura del curriculum.
- Indirizzi di aziende che hanno posizioni lavorative scoperte.
- Avere informazioni sulle agenzie per il lavoro sul territorio, sulla formazione, sui servizi.


Giornali
Ogni zona ha i suoi giornali di riferimento, sia quotidiani che giornali periodici.
Per non comprarli  tutti i giorni -e quindi avere spese notevoli- puoi andare nelle biblioteche della tua città; in esse c’è l’angolo dell’emeroteca, cioè lo spazio dove vengono tenuti a disposizione i giornali per la consultazione gratuita.
A quel punto dovresti:
1) segnare il giorno che in cui escono le inserzioni -ogni giornale ha un suo giorno specifico-. In  alcuni casi  le inserzioni escono tutti i giorni, in altri solo nei giorni prestabiliti;
2) guarda nelle pagine locali se ci sono nuove situazioni particolarmente interessanti, del tipo: apertura di aziende, centri commerciali, nomi di responsabili del personale, inserzioni (saranno utili per mindirizzare al meglio le tue candidature). 
 

Agenzie per il Lavoro
Per chi cerca, le Agenzie per il Lavoro sono molto importanti in particolar modo per due ragioni.
1) Hanno aziende clienti (di tutte le tipologie), ovvero aziende che necessitano di personale. Se ti iscrivi, quando il tuo profilo verrà ritenuto idoneo, sarai contattato per fare colloqui: nel caso la tua selezione andasse a buon fine potresti esser assunto direttamente (in questo caso l'agenzia si sarà occupata solo della selezione); oppure, se assunto tramite agenzia per il lavoro, si tratterà di un contratto di somministrazione e la sua durata potrà variare a seconda del bisogno dell’azienda.
2) Nelle agenzie ci sono persone addette alle politiche attive. Queste sono a disposizione per fornire informazioni circa la ricerca di lavoro. Reperiscono curriculum perché, generalmente, seguono i bandi -europei, nazionali, regionali o provinciali- che finanziano aiuti per le persone in cerca di un'occupazione, tirocinii e/o formazione. Nel caso non ci fossero subito situazioni utili, se darai la tua disponibilità, nel momento in cui “verrà fuori qualcosa” potresti essere ricontattato per partecipare alle iniziative che utili al raggiungimento del tuo obiettivo professionale.
Inoltre, il personale che si occupa di politiche attive è a stretto contatto con chi stipula contratti di lavoro tra agenzia e aziende, quindi può:
a) avere ben presente i bisogni delle aziende sul territorio ed essere un'ottima fonte di informazioni;
b) veicolare il tuo curriculum.


Suggerimento...
Un atteggiamento importante quando vai a portare il tuo curriculum potrebbe essere il seguente...
D'ora in avanti, quando ti rechi in un’Agenzia per il lavoro fai le seguenti domande:     
-”Ci sono bandi, doti, progetti per aiutarmi a trovare lavoro?”; (Se non ci sono bandi, ora, puoi chiedere quando usciranno);
-(A seconda del tuo profilo) "Avete aziende clienti dove il mio profilo potrebbe essere speso?”.
Pensa tu ad altre domande. Non dico di tempestare l'addetto che ti trovi davanti ma di raccogliere informazioni. Fatti trovare curioso di capire, capace di metterti in gioco e fai chiarezza sulle tue disponibilità. Queste cose aumenteranno il grado di attenzione nei tuoi confronti; la gente si ricorderà di te al momento in cui ci saranno situazioni interessanti, specie se avrai fatto buona impressione".


Aziende
Ogni azienda è un luogo di incontro tra tante realtà lavorative.
Io, se dovessi andare a  lavorare, ad esempio, in una casa di riposo, dovrei tenere presente che sarebbe poco proficuo limitarmi ad inviare il curriculum lì ed aspettare di essere chiamato. Infatti, nella casa di riposo -come in altre situazioni-, vi sono diverse possibilità di essere assunti, non necessariamente in modo diretto dalla stessa.
Allora, come devo comportarmi?”, ti chiederai. 
Risposta. Devi farti -e fare- delle domande su come questa casa di riposo assume perché, trovando i vari accessi al suo interno, troverai il modo di arrivare nel posto giusto al momento giusto.

L’esempio che ora sto per proporre, vuole offrirti delle dritte su come muoverti; può valere per un’infinità  di altri tipi di azienda.Seguendo l’ipotesi di dover cercare lavoro presso una casa di riposo, allora, ecco alcune cose che dovresti fare.
Domandando scopriresti che al suo interno potrebbero esserci: cooperative, agenzie per il lavoro, associazioni, dipendenti diretti, liberi professionisti ecc. Quindi, come nel caso  delle agenzie per il lavoro, vale il suggerimento di andare là per chiedere come accedere a queste realtà e, così, entrarvi.
In questa realtà le domande potrebbero essere:
- “quali cooperative lavorano qui?”;
- “quali agenzie per il lavoro?”;
- “a chi devo propormi per provare a candidarmi?”;
- “Lei mi dice che ora non avete bisogno ma, quando avete bisogno, a chi vi rivolgete?”.
A questo punto potresti andare a proporti e/o iscriverti nel posto più idoneo, quello effettivamente dedito alle ricerche che più ti interessano: -andrai, così, alla fonte di chi assume per la casa di riposo.


Un immagine.
L’azienda puoi pensarla come una casa con tante porte, diverse per tipo e dimensioni. L’importante per noi è entrare quindi, se la porta “principale” è chiusa o c’è qualcuno che ne ostruisce l’ingresso, ti devi ingegnare su come accedere.
In questo caso le nostre porte saranno: conoscenti, internet, la receptionist, la posta ordinaria, il fax, ecc. Domandati: "da dove potrei iniziare?”... E POI INIZIA!
A presto!