La filosofia non è la costruzione di un sistema, ma la ferma decisione di guardare ingenuamente in sé e intorno a sé.
Henri Bergson
...dicevamo la maratona...
Murakami nel libro "
l'arte di correre"<1> scrive, con il talento che lo contraddistingue, quanto sia stata importante per lui la corsa: attività che praticamente è coincisa con la decisione di diventare scrittore, cioè dopo aver abbondantemente superato i trent'anni. Egli trova delle analogie tra il correre e lo scrivere romanzi, inoltre, sostiene che l'allenamento fisico cui si sottopone è stato necessario per la propria tenuta psicofisica, contribuendo in modo decisivo all'elaborazione dei suoi scritti.
Ne "
l'arte di correre", c'è un elemento che trovo essenziale per chi cerca lavoro: la
persistenza. Un maratoneta lavora tutti i giorni, dosa le energie, spingendole poi al limite per scoprire che, in realtà, ha risorse nascoste pronte a sorprenderlo. Il maratoneta sa che dopo tanti chilometri percorsi deve ragionare tre passi per volta, con la consapevolezza che dovrà fare altrettanta strada -dicono che dopo il trentacinquesimo chilometro sia un calvario, "dicono" -gli altri- perché ad oggi, io, arriverò a 5/6 scarsi...ma ci arriverò, mi sto allenando... :-) -.
Chi cerca lavoro deve avere presente un progetto a lungo termine, sapendo che ci saranno difficoltà lungo nel tragitto, e che le variabili incontrate potranno far tentennare, a volte, fino a far desistere.
La
persistenza è la terza potenzialità che troviamo all'interno della virtù del
coraggio (si vedano i post precedenti, sia per i contenuti che per la bibliografia) e viene definita quella che "
(...) permette la continuazione volontaria, consapevole e prolungata di un'azione progettuale rivolta ad uno scopo preciso nonostante ostacoli e difficoltà che si incontrano nel realizzarla" (Stanchieri 2008).
La
persistenza si contraddistingue dal fatto che è voluta, scelta, ed è spesso influenzata da come si percepisce la propria capacità di influire sulla realtà (ovvero, sulla propria
autoefficacia).
Se mi rendo conto di avere potere sul contesto agisco o, quanto meno, resisto maggiormente. Forse, questo spiega la moltitudine di persone che mollano facilmente la propria ricerca di lavoro dopo alcuni fallimenti: perché si sentono impotenti di fronte alla realtà, attribuendole un potere sul quale non si può agire, a un ciò che è "la fuori", come dato e predeterminato, sul quale poco si può fare. Credo che noi tutti abbiamo la responsabilità di non trasmettere alla future generazioni questo senso, di impotenza, di fatalismo.
Ma poi, è realmente così? Mi ricorda un po' come fa l'equilibrista incerto, che mentre cammina sul filo ripete fra sé e sé "
sbaglio, sbaglio, sbaglio" fino a che....
Anche l'arrampicata mi fa pensare a delle analogie con la ricerca.
Reinhold Messner quando parla della sua vita di scalatore, fa venire in mente parecchie cose.
Nel suo libro "
La mia vita al limite" <2> quando parla di una sua arrampicata da giovane, scandisce questi movimenti essenziali
(...) presa, passo, movimento" (...), gesti rridotti all'osso che servono per andare avanti, passo passo, guardando poco indietro e determinati ad andare avanti, in alto, fino in cima. E ancora
(...) nell’arrampicata la fantasia è molto più importante dei muscoli (..).
Così la ricerca, è fatta di muscoli, si, ma la vera
persistenza dev'essere nella
creatività. Fatica cerebrale e di nervi
che reggono sulla distanza
(naturalmente, la ricerca non deve essere per forza fatica e sudore, ma bisogna tenere la barra dritta, sapendo che verranno momenti difficili).
Lo scalare ha bisogno della consapevolezza di non poter bruciare delle tappe: per arrivare là, devi passare per di qua, o meglio, puoi trovare delle scorciatoie ma dei passaggi obbligati, diciamo essenziali, ci sono, ed il filo conduttore di tutto sono la
lungimiranza e la
persistenza, per vedere lontano e per tenere duro.
Per allenare la potenzialità della
persistenza, nella ricerca di lavoro, potresti:
(Esercizio di approfondimento)
- cercare un settore che interessa, poi la professione al suo interno che affascina. A questo punto raccoglere tutte le informazioni relative ai compiti, alle mansioni, alle attitudini che sono richieste. Poi, dovresti cercare di sapere quali sono le aziende che cercano tali profili. Ancora, quali canali usano per assumere.
(Esercizio pratico).
- Cerca lavori che ti piacciono ma dove credi di non avere competenze. Prova a chiederti se esistono hobbies/lavoretti dove ci sono aspetti pratici che, maturati, potresti
rivendere nei lavori individuati (esempi: imparare il giardinaggio, aiutando chi lo fa per piacere; imparare a fare la pizza o servire ai tavoli, affiancando amici alle feste; imparare a verniciare, aiutando amici che hanno bisogno di una mano ad imbiancare). Imponiti di fare questo esercizio finché non avrai dimestichezza con la materia. Anche una cosina imparata avrà tutto il suo valore: ricordi il detto "
impara l'arte e mettila sa parte?".
(Esercizio di resistenza).
Scegli un qualcosa che sai fare (bene o male poco importa), anche un sola singola mansione del tuo lavoro.
Scrivi nel dettaglio di cosa si tratta. Cerca, poi, sforzandoti anche quando pensi non ci sia più nient'altro da dire, di trovare modi per migliorare ulteriormente dell'azione. Descrivi minuziosamente ogni singolo gesto. Elaboralo. Ah! Solo in forma scritta, senza metterla in pratica.
Fatto questo, per almeno 30 minuti al giorno per una settimana, fai poi la stessa analisi minuziosa della tua ricerca di opportunità. Qui però poi devi metterla in pratica! :-)
<1>
L'arte di correre, di Haruki Murakami, traduzione di Antonitta Pastore, collana Frontiere Einaudi, Torino 2007.
<2>
La mia vita al limite, di Reinhold Messner e Thomas Hüetli, Corbaccio, Milano 2006.(p.55 e sgg. nella versione kindle)